Il significato della profonda devozione della città di Siena nei confronti della Madonna è legato al ruolo di Maria nella storia della salvezza. La comunità civile, che si identificava pienamente con la Chiesa, vedeva in Lei l’immagine di se stessa, il segno di un’umanità amata da Dio e da Lui salvata. Il culto della Vergine risale a tempi così remoti che risulta complesso stabilirne con esattezza l’origine. Già prima del X secolo, alla Madonna era dedicato il luogo dove sorge l’odierna Cattedrale, ricordato nei documenti medievali come il “Piano Sancte Marie”. Dal XII secolo Maria rappresenta il simbolo stesso del nascente Comune cittadino, tanto che le donazioni di terre e sottomissioni di castelli a favore di Siena si effettuavano in onore della Vergine, come è attestato dalla formula che si ripete identica negli atti dell’epoca: “Ecclesie S. Marie et populo civitatis Senensis”. Dagli stessi documenti, apprendiamo inoltre che il Comune rendeva obbligatoria ai signori delle terre sottomesse la donazione annuale di ceri in occasione della festa dell’Assunta, ribadendo in tal modo la volontà di affidamento alla Madonna, protettrice della città.
Il legame indissolubile tra Siena e la Vergine ebbe la sua consacrazione definitiva nel 1260, anno della celebre battaglia di Montaperti, in cui i senesi piegarono le truppe fiorentine, militarmente più forti. Per riuscire nell’impresa contro la guelfa Firenze, Siena prese le parti dei ghibellini, cercando l’appoggio di Manfredi, figlio di Federico II di Svevia. Alla vigilia dello scontro, i cittadini, guidati dal magistrato Buonaguida Lucari, si riunirono in Duomo a pregare la Vergine, offrendoLe le chiavi della città e invocando la Sua protezione. D’altra parte, l’affidarsi a Maria non deve essere considerato come un improvviso slancio dovuto al timore delle truppe nemiche, ma come la naturale evoluzione di un sentimento condiviso e già radicato nella popolazione inurbata duecentesca.
All’indomani della vittoria di Montaperti, il pittore fiorentino
Coppo di Marcovaldo, fatto prigioniero dai senesi in seguito alla battaglia, fu costretto a riscattarsi dipingendo per Siena una tavola raffigurante la Madonna in trono, attualmente conservata nella Basilica dei Servi, altro polo mariano della città. Nel frattempo, gli statuti cittadini lodavano Maria come Signora di Siena e si cominciarono a coniare monete recanti l’iscrizione “Sena vetus civitas Virginis” (Antica Siena, città della Vergine); i sigilli della Repubblica apposti su ogni documento presentavano l’immagine della Madonna col Bambino, accompagnata dalle parole “Conservi la Vergine l’antica Siena che lei stessa rende bella”: la devozione nei confronti di Maria divenne segno di identità culturale.
Nel corso dei secoli, la venerazione dei senesi per la Santissima Madre non si è mai sopita. Verso la fine del Cinquecento, in periodo di peste e carestia, le autorità cittadine si recarono in uno dei quartieri più malfamati di Siena, di fronte ad una miracolosa immagine in terracotta della Madonna e le fecero voto di costruire una grande chiesa, l’odierna Collegiata di Santa Maria in Provenzano. In Suo onore, a partire dal 1655, ogni 2 luglio si corre il Palio, al termine del quale la contrada vittoriosa si riversa festante nella chiesa e recita il Te Deum, rendendo grazie alla Vergine per la vittoria.
Nel 1944, all’epoca del passaggio del fronte durante la seconda Guerra Mondiale, le chiavi di Siena vennero di nuovo offerte alla Vergine, rinnovando quella consacrazione a Maria che era stata sancita ben sette secoli prima, alla vigilia della battaglia di Montaperti.
Percorrendo le strade di Siena, capita di imbattersi in numerosi tabernacoli viari consacrati alla Madonna. L’8 settembre di ogni anno, festa a Lei dedicata, i bambini delle diciassette Contrade fanno a gara ad abbellire con i disegni e i festoni più belli il tabernacolo presente nel loro rione. E’ questa una tradizione molto sentita dai senesi, che contribuisce a rendere sempre vivo l’amore per la Protettrice della loro città.