Scendendo la scalinata posta sulla sinistra dell’atrio di ingresso, si arriva all’Oratorio della Camera, che ingloba il piccolo cubicolo in cui Caterina pregava e riposava: al suo interno è tuttora visibile, protetta da una grata in ferro, la pietra sulla quale ella era solita poggiare la testa.
È questo lo spazio maggiormente legato alla prima fase della vita della Santa, dove, poco più che bambina, ella si ritirava in isolamento, dedita alla contemplazione e alla penitenza. Qui, a soli sette anni, fece voto di perpetua verginità, rinunciando nel contempo a tutti i piaceri materiali: cominciò a privarsi del cibo e del sonno, ad indossare il cilicio e sottoporsi a flagellazioni.
Questo periodo rappresenta il punto di partenza del quel processo di trasformazione spirituale, ma anche fisica, che caratterizza la vita di Caterina: come il battito del cuore, ella prima si contrae, si raccoglie in sé per conoscere Cristo, e poi si apre per diffondere la grazia di Dio in tutto il corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Così, da principio, il corpo della Santa, costretto a durissime privazioni, si riduce, si rimpicciolisce. Anche lo spazio in cui ella si muove è contrassegnato da un progressivo ritrarsi: si rinchiude in casa, poi non esce più dalla sua stanza, infine si mura dentro una cella spirituale costruita nell’intimo della propria anima, dove continuo è il dialogo con Cristo. Caterina, a questo punto, non ha nulla, non è nulla, ma proprio per questo è suscettibile di essere completamente rimodellata dalla grazia divina. Il suo nuovo corpo non è regolato dall’ordine biologico, ma funziona secondo le disposizioni dell’Assoluto: si nutre del cibo eucaristico e del sangue che sgorga dal costato di Cristo, si identifica completamente in Lui fino ad assumerne le stimmate. Riceve capacità straordinarie: levitazione, invulnerabilità al fuoco, dono di compiere i miracoli. L’anima supera i confini del corpo, ne esce fuori, nell’estasi, per poi rientrarvi e uscire per le strade del mondo. Caterina lascia la cella, poi la casa, infine Siena, per portare a tutti l’amore di Cristo che ha conosciuto nell’intimità.
L’oratorio è un ambiente di dimensioni ridotte, completamente ristrutturato nel 1874 su disegno dell’architetto Pietro Marchetti, lasciando allo stato primitivo il solo cubicolo. La parete di fondo presenta un piccolo altare che ospita l’opera d’arte più antica dell’oratorio: la bellissima tavola con Santa Caterina che riceve le stimmate, eseguita da Girolamo di Benvenuto intorno ai primi anni del Cinquecento.
Le pareti vennero invece affrescate da Alessandro Franchi con la collaborazione di Gaetano Marinelli nel 1896. Il ciclo, ispirato alla Legenda major di Raimondo da Capua, ha inizio dal fondo della parete destra.